'Cenni per una semantica del flauto indiano vaṃśī'
Rendi dolce la mia vita
Proprio come da un vaṃśī
Attraverso i pori del mio essere
Soffia il tuo rāga profondo!
(Sumitrānandan Pant)

Il flauto vaṃśa è dai tempi vedici lo strumento a fiato per eccellenza e attraverso due millenni ha grande importanza nei principali trattati sulle arti drammatiche e musicali.ii Vi sono meravigliose sculture dell’antichità e soprattutto nei templi medievali a testimonianza della sua centralità nella musica antica, ruolo che pare subire un accantonamento nella scena della musica d’arte in epoche successive, portando taluni a dimenticarne l’illustre passato e affermare che diverrà strumento ‘colto’ soltanto dal secolo XX.
Se l’uso strumentale può aver subito un’inflessione dopo il secolo XIII, l’immaginario del flauto di Kṛṣṇa invece non conosce soluzione di continuità nelle liriche dei generi Dhrupād, Khāyāl e Thumrī, e di importanti stili regionali di musica devozionale, affondando le sue radici nella letteratura sacra, nella poesia mistica e nel teatro classico e religioso.
Nel secolo scorso, idealmente recuperato dall’ambito devozionale e popolare, peraltro di una ricchezza musicale inimmaginabile, il vaṃśī ha conosciuto nuova vitalità e diffusione nella musica classica e nel panorama mondiale grazie soprattutto a grandi maestri quali Pandit Pannalal Ghosh, a cui si deve lo sviluppo di flauti dal tono grave, e Pandit Hariprasad Chaurasia.
Nel secolo scorso, idealmente recuperato dall’ambito devozionale e popolare, peraltro di una ricchezza musicale inimmaginabile, il vaṃśī ha conosciuto nuova vitalità e diffusione nella musica classica e nel panorama mondiale grazie soprattutto a grandi maestri quali Pandit Pannalal Ghosh, a cui si deve lo sviluppo di flauti dal tono grave, e Pandit Hariprasad Chaurasia.
Rappresentazioni astoriche caratterizzano il vaṃśī forse per la sua stessa natura, invariata nei millenni anche da un punto di vista organologico, emblematica del richiamo a una dimensione atemporale, intima e concreta di nostalgia, pace e dolcezza incondizionate care al pastore come all’eremita. Proviamo ad analizzarne alcuni risvolti attraverso il linguaggio.
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Il flauto banshi o bansuri

Alcuni flauti bansuri, manifattura di Igor Orifici - per conoscere di più sulla costruzione e per acquisti consultare anche il sito di Lorenzo Squillari www.flautobansuri.it
l bansuri (bāṁsurī), è il flauto traverso di bambù tradizionale dell’India del nord, dalla tipica sonorità calda e morbida. Venu, vaṁśī o baṁśī (pronuncia bansci) sono altri suoi nomi antichi, tuttora in uso nelle lingue indiane. Io prediligo il bengalese baṁśī. Può avere diverse dimensioni e tonalità, distinguendosi per la ricchezza di armonici, offrendo un suono fluido, morbido, caldo e profondo, ma anche brillante e cristallino. Il bānsurī ha sei fori per le dita e uno per l’imboccatura e raggiunge un’estensione di due ottave e mezza. Il contatto diretto delle dita con i fori rende possibile l’uso di peculiari ornamenti, microtoni e glissandi, tanto importanti nella musica indiana.
l bansuri (bāṁsurī), è il flauto traverso di bambù tradizionale dell’India del nord, dalla tipica sonorità calda e morbida. Venu, vaṁśī o baṁśī (pronuncia bansci) sono altri suoi nomi antichi, tuttora in uso nelle lingue indiane. Io prediligo il bengalese baṁśī. Può avere diverse dimensioni e tonalità, distinguendosi per la ricchezza di armonici, offrendo un suono fluido, morbido, caldo e profondo, ma anche brillante e cristallino. Il bānsurī ha sei fori per le dita e uno per l’imboccatura e raggiunge un’estensione di due ottave e mezza. Il contatto diretto delle dita con i fori rende possibile l’uso di peculiari ornamenti, microtoni e glissandi, tanto importanti nella musica indiana.