(articolo scritto per l'Istituto di Cultura per l'Oriente e l'Occidente - ICOO informa 2020 n°6 - www.icooitalia.it)
Rendi dolce la mia vita
Proprio come da unvaṃśī
Attraverso i pori del mio essere
Soffia il tuorāga profondo!
(Sumitrānandan Pant)
Se l’uso strumentale può aver subito un’inflessione dopo il secolo XIII, l’immaginario del flauto diKṛṣṇainvece non conosce soluzione di continuitànelle lirichedei generiDhrupād, Khāyāl eThumrī, e di importanti stili regionali di musica devozionale, affondando le sue radici nella letteratura sacra, nella poesia mistica e nel teatro classico e religioso.
Nel secolo scorso, idealmente recuperato dall’ambito devozionale e popolare, peraltro di una ricchezza musicale inimmaginabile, ilvaṃśī ha conosciuto nuova vitalità e diffusione nella musica classica e nel panorama mondiale grazie soprattutto a grandi maestri quali Pandit Pannalal Ghosh, a cui si deve lo sviluppo di flauti dal tono grave, e Pandit Hariprasad Chaurasia.
Rappresentazioni astoriche caratterizzano ilvaṃśīforse per la sua stessa natura, invariata nei millenni anche da un punto di vista organologico, emblematica del richiamo a una dimensione atemporale, intima e concreta di nostalgia, pace e dolcezza incondizionate care al pastore come all’eremita. Proviamo ad analizzarne alcuni risvolti attraverso il linguaggio.