5 Dicembre 2022, INCONTRO presso Piano Terra, CASCIAGO (va)

Parola di Flauto!
Poesia e pratica del flauto traverso di bambù

Parola di Flauto!
Poesia e pratica del flauto traverso di bambù
Conferenza-concerto a cura di Igor Orifici
Chi vide mai come il flauto antidoto e veleno? (J. Rumi)
Parola di Flauto! è una proposta dedicata al flauto bansuri, alla sua poesia e ai risvolti pratici del suo suono. Cosa rappresenta il flauto di bambù per il Poeta? E come raccontare la sua poesia, facendo riferimento alla pratica e alla teoria della musica indiana?
Durante la conferenza, attraverso semplici dimostrazioni, saranno trattati alcuni aspetti essenziali della pratica musicale del flauto, insieme ai principi del sistema musicale indostano (India del nord). L’incontro è arricchito da esecuzioni di raga e melodie popolari, da letture di fonti letterarie e da riflessioni su alcuni aspetti linguistici che caratterizzano la natura del flauto e del soffio in diverse lingue di matrice indoeuropea. A seconda delle occasioni può essere presente l’accompagnamento della percussione tabla e possono essere mostrate diapositive di materiale iconografico.
Durante la conferenza, attraverso semplici dimostrazioni, saranno trattati alcuni aspetti essenziali della pratica musicale del flauto, insieme ai principi del sistema musicale indostano (India del nord). L’incontro è arricchito da esecuzioni di raga e melodie popolari, da letture di fonti letterarie e da riflessioni su alcuni aspetti linguistici che caratterizzano la natura del flauto e del soffio in diverse lingue di matrice indoeuropea. A seconda delle occasioni può essere presente l’accompagnamento della percussione tabla e possono essere mostrate diapositive di materiale iconografico.

Shri Krishna in un dipinto tradizionale
Il bansuri è il flauto traverso di bambù tradizionale indiano (bāns=bambù, sur=suono, intonazione). Può avere diverse dimensioni e tonalità, distinguendosi per la ricchezza di armonici, offrendo un suono fluido, morbido, caldo e profondo, ma anche brillante e cristallino. Il contatto diretto delle dita con i fori rende possibile l’uso di peculiari ornamenti, microtoni e glissandi, tanto importanti nella musica indiana. il bansuri ha sei fori per le dita e uno per l’imboccatura e raggiunge un’estensione di due ottave e mezza.
Il flauto occupa un posto d'onore nella poesia, nella filosofia e nelle arti figurative dell’India, ma appare sulla ribalta della musica classica indiana contemporanea soltanto dalla metà del secolo scorso, con l’adattamento del flauto popolare a dimensioni più grandi. Questa implementazione permette di eseguire il repertorio della musica d’arte (nei generi Dhrupad e Khayal, evolutisi a partire dalla musica dei templi e nelle corti). Da un punto di vista storico sarebbe però superficiale limitarsi a parlare del flauto indiano in questi termini: nella storia della musica indiana il flauto di bambù è stato sempre associato al canto, almeno sin dalle primissime fonti scritte. Trattati quali il Naṭyaśastra (II sec. a.C. – II sec. d.C.) e il Sańgītaratnākara (XIII sec. d.C.) descrivono il flauto di bambù dettagliatamente, a fianco di strumenti a corde e tamburi, quale strumento fondamentale per l’accompagnamento del canto nella musica sacra d’insieme, ruolo testimoniato da fonti letterarie e iconografiche. Grazie alla musica popolare l’uso del flauto di canna è rimasto vivo fino ai giorni nostri, assumendo rinnovata importanza nella musica classica del ‘900.
Bassorilievo della facciata del tempio di Surya a Konarak (foto Igor Orifici).
Attraverso spunti letterari, linguistici, poetici, incrociati con la pratica del bansuri, si ravvisano i semi della sua simbologia e il fiorire del suo linguaggio. Spesso personificato, esso è chiamato a rappresentare l’essere umano, il suo suono è ambasciatore di sublimi sentimenti di affetto e nostalgia per ciò che di più caro ha l’anima. Le istanze musicali e linguistiche prese in considerazione ci forniscono una chiave di interpretazione (da prendere 'con le pinze') per la associazione di qualità acustiche e organologiche dello strumento con la dottrina del soffio vitale (prāṇavāyu), mostrando alcune analogie con la ‘via mediana’ nella quale quest’ultimo ascende e fa sbocciare i centri vitali, cakra (o padma=loti, fiori), verso la sommità del corpo. Spesso si ode dire che i fori del flauto simboleggiano i cakra. Perché? In che modo? Alcuni ritengono, viceversa, che la spina dorsale sia il flauto stesso di KṛṢṇa.
Attraverso spunti letterari, linguistici, poetici, incrociati con la pratica del bansuri, si ravvisano i semi della sua simbologia e il fiorire del suo linguaggio. Spesso personificato, esso è chiamato a rappresentare l’essere umano, il suo suono è ambasciatore di sublimi sentimenti di affetto e nostalgia per ciò che di più caro ha l’anima. Le istanze musicali e linguistiche prese in considerazione ci forniscono una chiave di interpretazione (da prendere 'con le pinze') per la associazione di qualità acustiche e organologiche dello strumento con la dottrina del soffio vitale (prāṇavāyu), mostrando alcune analogie con la ‘via mediana’ nella quale quest’ultimo ascende e fa sbocciare i centri vitali, cakra (o padma=loti, fiori), verso la sommità del corpo. Spesso si ode dire che i fori del flauto simboleggiano i cakra. Perché? In che modo? Alcuni ritengono, viceversa, che la spina dorsale sia il flauto stesso di KṛṢṇa.
Il concetto musicale di ‘fioritura’ è pregno di significati riscontrabili nel flauto, per l'appartenenza semantica dei termini so-ffio, fioritura, foro, frutto, sbocciare (phu, phulla, phuta, phala, sphur, eccetera), e soprattutto per le qualità dello strumento, l’organicità e la fisicità di questi aspetti nella sua pratica.
Il suono, legato al soffio vitale, è una delle cause prime della creazione, secondo la cosmogonia indiana. Principio latente nel suo aspetto non manifestato, è contemplato e ricercato nel suo aspetto sottile nel silenzio dell'asceta, con il suo sbocciare (sphurana) nei diversi centri focali del microcosmo/corpo umano. Le qualità metafisiche del suono sono presenti anche nella prassi musicale indiana. Con la presente proposta si tenta di indagare incognite e luoghi comuni di questo ambito spesso inflazionato da rappresentazioni newagistiche, prediligendo l’immagine letteraria e i fondamenti della pratica del flauto.
Tra le fonti su cui si basa questa ricerca spiccano alcune scritture sanscrite, quali Naṭyaśastra, Saṅgītaratnākara, Śrīmad Bhāgavata Mahāpurāṇa, Bhaktirasāmṛtasindhu, Ṣaṭ Cakra Nirūpaṇa; nonchè versi di J. Rumi, Sant Kabir, R. Tagore, S. Pant, S. Bekas, H.D. Thoreau; canti di tradizione orale e opere di alcuni studiosi ed etnomusicologi (A.K. Coomaraswamy, A. Schaeffner, J. Blacking, M. Schneider, E. Anselmi, R. Perinu e altri), ricerche personali sul campo.
Igor Orifici
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